Le occlusioni venose retiniche si verificano quando la circolazione di una vena retinica è ostruita. Il blocco della circolazione determina la formazione di emorragie retiniche; comuni conseguenze possono essere lo sviluppo di aree ischemiche (ovvero scarsamente irrorate) e/o di un edema maculare.
L’occlusione può interessare la vena centrale della retina oppure una delle sue branche
I sintomi variano da persona a persona e di norma insorgono all’improvviso. In alcuni casi il calo visivo è marcato, in altri l’occlusione (soprattutto se di branca) può anche passare inosservata.
L’occlusione venosa è seconda solo alla retinopatia diabetica come causa di perdita visiva per patologie retiniche vascolari.
Ne esistono due tipi: OVBR (Occlusione Venosa di Branca Retinica) e OVCR (Occlusione della Vena Centrale della Retina).
Fattori di rischio
Sono gli stessi che si riscontrano nelle alterazioni vascolari che coivolgono altri distretti corporei come nel caso di ictus o coronaropatie. In particolar modo ci riferiamo ad età, ipertensione arteriosa, diabete, fumo, nonché glaucoma, che in alcuni studi viene considerato un fattore di rischio. Esistono inoltre altre patologie meno frequenti come l’iperomocisteinemia, la resistenza alla proteina C attivata (fattore 5 di Leiden), deficit di proteina C e S, anticorpi anti-fosfolipidi e tutte le condizioni che determinano un aumento della viscosità ematica. Anche la TBC e la sarcoidosi, essendo condizioni determinanti situazioni infiammatorie, rientrano nei fattori di rischio.
Occlusione venosa di Branca

Occlusione venosa di branca
E’ sicuramente più frequente rispetto alla occlusione venosa centrale ed è determinata da un blocco parziale del circolo venoso retinico, in genere a livello dei punti di incrocio artero-venoso. L’occlusione induce un innalzamento della pressione nel circolo capillare portando alla formazione di emorragie. Si possono verificare interessamenti di un quarto o di metà retina a seconda del circolo venoso coinvolto. Questa patologia interessa maschi e femmine in egual misura e si verifica in genere dopo i 50 anni con predilezione della fascia di età tra 60 e 70 anni.
La complicanza più grave e devastante dell’occlusione venosa di branca è la neovascolarizzazione, che in casi avanzati può comportare l’insorgenza di emovitreo (emorragie vitreali), distacchi di retina trazionali e/o glaucoma neovascolare. La neovascolarizzazione retinica, comunque, si verifica raramente dopo occlusione venosa di branca. Più frequente è lo sviluppo di un edema maculare, caratterizzato dall’accumulo di liquido nel tessuto retinico a livello della macula; l’edema maculare causa una riduzione della capacità visiva.
Infine, è utile sapere che circa il 10% dei pazienti con OVBR potrebbe in futuro presentare un’OVBR o OVCR nell’occhio controlaterale.
Occlusione della vena centrale della retina

Occlusione della vena centrale della retina
E’ determinata dalla occlusione della vena centrale della retina localizzata all’emergenza dal nervo ottico.
I sintomi sono simili a quelli riportati per le occlusioni venose di branca, con particolare riferimento al calo improvviso e indolore della vista. Tale calo è generalmente imputabile ad un edema maculare, secondario all’occlusione stessa. Su tutta la superficie retinica si apprezzano emorragie e vasi venosi dilatati e tortuosi.
Esistono due tipi di OVCR: la OVCR non ischemica e la OVCR ischemica.
- la OVCR non ischemica: si verifica nel 75-80% dei casi di OVCR. Al fondo oculare si rilevano: emorragie retiniche a fiamma o a chiazze su tutto l’ambito retinico, edema del nervo ottico, vene tortuose e dilatate, rari essudati cotonosi. Quando la visione risulta compromessa siamo in presenza di un’emorragia o/e edema maculare. Le neovascolarizzazioni dei segmenti anteriore e posteriore dell’occhio sono rare. La forma non ischemica non raramente evolve in quella ischemica. Anche se col trascorrere del tempo le emorragie retiniche , l’edema del nervo ottico e l’edema maculare si risolvono, può comunque frequentemente residuare un calo visivo permanente.
- la OVCR ischemica: si verifica nel 20-25% delle OVCR. Il paziente riferisce un marcato ed improvviso calo del visus. Al fondo oculare appaiono: emorragie retiniche che coinvolgono l’intera superficie retinica soprattutto il polo posteriore, edema del nervo ottico, vene retiniche dilatate e tortuose, severo edema maculare ed essudati cotonosi. Le complicanze che possono sopraggiungere sono: distacco retinico essudativo e glaucoma ad angolo chiuso, che può insorgere anche alcuni mesi dopo l’evento occlusivo. Le neovascolarizzazioni del segmento anteriore (glaucoma neovascolare) si verificano circa nel 60% dei casi, mentre quelle coinvolgenti il segmento posteriore (retina e nervo ottico) non sono così frequenti.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi viene eseguita dall’oculista con l’esame del fondo, nel quale è possibile apprezzare segni quali la dilatazione dei vasi, emorragie ed edema.
Il sintomo più spesso riferito è un calo visivo improvviso, che in alcuni casi interessa solo una parte del campo visivo.
Gli esami strumentali più importanti sono la fluorangiografia e l’OCT.
L’interpretazione della fluorangiografia nei primi 3-6 mesi può essere difficile a causa delle emorragie retiniche. Questo esame è comunque utile per evidenziare e quantificare l’edema in regione maculare e soprattutto per stabilire la presenza di aree ischemiche (non perfuse) e la conseguente necessità di un lasertrattamento. Quest’ultimo può essere in grado di migliorare la funzionalità visiva in alcuni casi.
La fotocoagulazione laser è ampiamente usata nei casi di neovascolarizzazione per cercare di far regredire la crescita di questi vasi alterati e più soggetti al sanguinamento e soprattutto per cercare di impedire un’ulteriore perdita del campo visivo (purtroppo in questo caso difficilmente si avrà un miglioramento del visus).
Così come nelle OVBR, anche nelle OVCR si può avere, come conseguenza, un insufficiente apporto di sangue alla retina (ischemia da non perfusione capillare); questo può essere ulteriormente complicato dalla proliferazione di neovasi a livello retinico (con rischio di emorragie vitreale e distacco di retina) o dell’iride (glaucoma neovascolare). Queste complicanze possono portare nei casi estremi a cecità. La fotocoagulazione laser può essere utilizzata per prevenire tali esiti.
Non sono note terapie mediche efficaci.