I LASIK
Questa tecnica di recente introduzione differisce dalla LASIK tradizionale per il fatto che non viene più utilizzato uno strumento meccanico (il microcheratomo) per creare il cosiddetto “flap” corneale ma un nuovo laser a femtosecondi o Intralase, da qui il nome della tecnica: ILASIK.
Intralase è un laser a femtosecondi a 150Hz che costituisce la più moderna e recente tecnologia in campo oftalmologico per la chirurgia refrattiva e della cornea. Il laser permettere di eseguire tagli corneali di qualsiasi grandezza e profondità con un livello estremo di sicurezza legato:
- all’azione non meccanica dell’incisione (non viene più usata la lama del microcheratomo)
- al minimo volume di tessuto ablato
- all’altissima riproducibilità dei risultati
Ad ogni singolo impulso il laser genera una bolla microscopica che, unita a una miriade di altre microbolle, crea una fotoseparazione delle lamelle corneali garantendo un taglio di estrema precisione senza bisogno di lame e dello spessore desiderato.
La perfetta regolarità del lembo permette un’autochiusura dolce e precisissima tanto che la metodica ILASIK ha raggiunto una riproducibilità e una sicurezza tale da esser stata approvata dalla NASA (agenzia aereo spaziale degli Stati Uniti) come unico trattamento refrattivo consentito per i suoi piloti.
La metodica ILASIK presenta tutti i vantaggi della LASIK tradizionale:
- Scarso se non nullo dolore postoperatorio
- Rapido recupero visivo (i pazienti presentano una buona visione già 24 ore dopo la procedura laser)
- Assenza di Haze (opacità corneale postchirurgia refrattiva con tecnica PRK) anche nei trattamenti più elevati
Aabbinati alla riduzione se non alla scomparsa dei principali rischi connessi alla LASIK tradizionale con microcheratomo quali:
- Incompleta formazione del lembo corneale
- Lembi asimmetrici
- Lembo decentrato rispetto all’asse ottico
- Free cap (lembo libero): evenienza in cui si forma un lembo corneale non più ancorato alla cornea ed è necessario posizionare dei punti di sutura per favorirne il riposizionamento corretto.
- Botton Hole (foro circolare): evenienza in cui all’interno del lembo si crea un foro per l’incompleto taglio della cornea con l’impossibilità ad eseguire il trattamento laser.
Video di un intervento
PRK

Rappresentazione schematica dell’intervento
La PRK rappresenta la tecnica chirurgica più semplice per la correzione dei vizi refrattivi con il laser ad eccimeri. L’anestesia è ottenuta mediante l’instillazione di alcune gocce di collirio. All’inizio dell’intervento si applica al paziente, disteso su un lettino al di sotto del laser, un piccolo divaricatore palpebrale, che aiuta a mantenere aperto l’occhio. L’intervento inizia con la rimozione dell’epitelio che riveste la superficie corneale. Questa fase dura circa due minuti. Quindi si esegue il trattamento laser vero e proprio, la cui durata può variare da un minimo di un minuto fino ad un massimo di circa cinque minuti.
La LASEK rappresenta una variante della PRK. Se ne differenzia in quanto l’epitelio non viene asportato, ma è scollato per circa 270 gradi, in modo da scoprire la sottostante superficie stromale (nella foto a destra si può osservare la spatola che “raccoglie” l’epitelio scollato). Al termine dell’intervento l’epitelio viene riposizionato nella sua sede originale. I risultati visivi ottenuti con LASEK e PRK sono sostanzialmente sovrapponibili. Durante l’intervento il paziente non avverte alcun dolore; talvolta può essere presente un leggero fastidio, dovuto al divaricatore palpebrale. Al termine della PRK (o della LASEK) si applica una lente a contatto terapeutica per favorire la riepitelizzazione; solo raramente si rende necessario il bendaggio. Viene inoltre prescritta una terapia a base di colliri e compresse, che deve essere seguita in maniera scrupolosa.
Video di un intervento LASEK
Chi può essere sottoposto a PRK o a LASEK?
Il candidato ideale ha superato i 20 anni ed ha una refrazione stabile da almeno un anno. La PRK e la LASEK forniscono i risultati migliori nei pazienti con grado lieve o moderato di miopia (fino a 7-8 diottrie) e astigmatismo (fino a 4 diottrie); in casi selezionati, comunque, la PRK e la LASEK danno ottimi risultati anche in miopie superiori a 8 diottrie.
Vi sono alcuni casi in cui l’intervento è controindicato in maniera assoluta, a causa di patologie oculari specifiche (ad esempio il cheratocono) o -più raramente- sistemiche. Anche una gravidanza in atto o programmata a breve sconsiglia l’intervento. Esistono infine delle controindicazioni relative, ovvero dei casi nei quali gli esami effettuati preoperatoriamente mostrano che vi è un rischio superiore alla norma di non ottenere un risultato visivo ottimale. I motivi possono essere differenti (ampio diametro della pupilla, cornea molto curva o molto piatta, ecc.) ed i possibili effetti negativi sul risultato possono variare di conseguenza. Qualora uno o più di questi fattori di rischio sia individuato durante le visite preoperatorie, il paziente viene avvertito prima dell’intervento e può discutere con il chirurgo se proseguire o meno con la procedura pianificata.
LASIK

Rappresentazione schematica dell’intervento
Nella LASIK il trattamento laser non avviene sulla superficie dello stroma corneale, ma al suo interno. Come nella PRK, l’anestesia viene ottenuta con l’instillazione di alcune gocce di collirio. All’inizio della procedura il chirurgo crea con uno strumento meccanico (il microcheratomo) una lamella di tessuto corneale di spessore pari a circa 1/3 della cornea. La lamella, comunemente chiamata “flap”, viene successivamente ribaltata (vedi disegno). Si procede quindi al trattamento laser sulla parte di cornea rimasta scoperta.
Infine il chirurgo riposiziona il flap nella sua sede e aspetta per qualche minuto che il flap aderisca spontaneamente alla superficie sottostante. Non sono necessari punti di sutura. L’applicazione laser dura da uno a cinque minuti; l’intera procedura circa un quarto d’ora.
Chi può essere sottoposto a LASIK?
La LASIK fornisce ottimi risultati nelle miopie fino a circa 10 diottrie, negli astigmatismi fino a 4 diottrie e nelle ipermetropie fino a 5 diottrie. Il limite all’entità della correzione è rappresentato nella maggior parte dei casi dallo spessore corneale, che non può ridursi oltre un certo limite in seguito alla chirurgia.